podcast#21 Francesco Maria Terzago – Ivo De Palma

a cura di Ivo De Palma

Francesco Maria Terzago

Abbiamo già percorso settanta chilometri
e ancora non sappiamo dove comparirà
una luce naturale; le nuvole sono una caverna
di ghiaccio sporco; una struttura mobile
dove, tra alcune ore, si registrerà
la fosforescenza che non dà ombre;
forse, avrà smesso di piovere. Pare
che siano freddi chicchi d’uva, quelli
che raggiungono il tetto del furgone,
che si schiantano sui vetri; infinite
frasi d’amore in morse sarebbero distinguibili
se solo disponessimo della potenza di calcolo
sufficiente, quella delle nostre macchine;
ridiamo delle disavventure di uno di noi tre
e parliamo della ragazza di un conoscente
che abbiamo in comune, lei si sta impratichendo:
spende le domeniche di novembre
senza guadagnare niente. Glieli portano
in tarda mattinata o nel pomeriggio
prima che il sole sia percorso da crepe
come un uovo precipitato – anche tre
o quattro in un giorno. Lei farebbe di tutto
per ricomporli, affinché, nello spazio da cui
se ne sono andati, tornino gli organi avvolti
in uno straccio rischiarato dalla lampada
scialitica. Si stringono i nodi per rimediare
alla deriva del derma e dell’anima,
poi si pulisce il banco dal sangue chiaro.
La ricompensa è fumarsi una sigaretta,
riempirsi le narici di osmanto senza
accorgersene.
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